Quadrantectomia

quadrantectomiaLa possibilità di eseguire un trattamento chirurgico conservativo nei tumori della mammella fu intuita già negli anni Sessanta, ma fu solo a metà degli anni Ottanta che Umberto Veronesi  mise a punto l’intervento da lui denominato quadrantectomia, che prevedeva l’asportazione di una porzione di ghiandola mammaria, la cute sovrastante ed una porzione della fascia del muscolo grande pettorale. Si vide che questo tipo di intervento, associato ad una radioterapia post-operatoria sulla mammella operata, garantiva la stessa efficacia di trattamenti demolitivi ed un buon risultato estetico, oltre naturalmente ad un minore impatto psicologico sulla paziente.

Da allora le tecniche chirurgiche si sono ulteriormente sviluppate. Sono state studiate diverse tipologie di incisioni cutanee e tecniche di rimodellamento ghiandolare che permettono di ottenere ottimi risultati estetici. Inoltre si possono eseguire interventi sul seno contro-laterale per avere una migliore simmetria tra le mammelle.

L’intervento di quadrantectomia è indicato quando il tumore non è di dimensioni eccessive, generalmente 2-3 centimetri di diametro e comunque quando ci sia abbastanza ghiandola per eseguire una ricostruzione soddisfacente.

Come tutte le operazioni chirurgiche, anche la quadrantectomia deve essere preceduta da esami del sangue e radiologici prescritti dal chirurgo. L’intervento, che può essere eseguito in anestesia generale o locale, non dura molto ed è di solito ben tollerato dalle pazienti.  Il chirurgo può decidere di lasciare dei drenaggi all’interno della mammella operata, così da far defluire eventuali liquidi che si possono formare (sangue, siero, ecc.); questi sono dei piccoli tubicini che escono dalla cute nella zona vicino al seno operato, non arrecano di solito alcun fastidio e vengono rimossi dopo alcuni giorni.

Le complicanze della quadrantectomia, peraltro abbastanza rare, sono la possibilità di infezione della ferita chirurgica, la formazione di un ematoma, la presenza di raccolte di siero (sieroma) o  una cattiva cicatrizzazione. Tutte queste complicanze sono più frequenti in pazienti in cattive condizioni generali e nelle donne obese o fumatrici, per cui è raccomandabile smettere di fumare.
Il chirurgo, nei giorni seguenti l’intervento, eseguirà delle medicazioni per controllare lo stato locale della ferita e per decidere quando togliere i punti di sutura (generalmente dopo 7-10 giorni); in alcuni casi vengono fatte delle suture cosiddette intradermiche, che non richiedono la rimozione dei punti. Inoltre nei giorni seguenti l’operazione la paziente potrà accusare dei disturbi della sensibilità (insensibilità, formicolii) nella regione operata o al braccio del lato dell’intervento.

Dopo l‘operazione bisognerà attendere l’esito dell’esame istologico eseguito sulla porzione di mammella asportata, perché in alcuni casi ci può essere la presenza di piccoli focolai di cellule tumorali sui margini del pezzo che richiedono l’esecuzione di un nuovo intervento. La paziente potrà comunque tornare alle sue normali attività quotidiane nel giro di pochi giorni dall’intervento, sentendo sempre il parere del medico che è a conoscenza del suo caso specifico.