Le donne che hanno avuto un tumore del seno prima dei 40 anni e presentano la cosiddetta “mutazione Jolie”, cioè quella dei geni BRCA1 e 2, possono affrontare tranquillamente una gravidanza. Non c’è un rischio maggiore nè per loro nè per il bambino. A dimostrarlo i dati di uno studio internazionale coordinato da l dottor Matteo Lambertini, ricercatore dell’Università di Genova.
I ricercatori hanno preso in considerazione i dati di 1.252 donne tutte sotto i 40 anni e tutte con mutazione ereditaria BRCA che avevano avuto un tumore al seno. Nei successivi 8 anni di follow-up, circa una donna su cinque (195) ha avuto una gravidanza dopo il completamento delle cure oncologiche. “Lo studio – spiega Lambertini – ha dimostrato chiaramente che avere una gravidanza è sicuro sia per la madre sia per i neonati. Attraverso analisi statistiche non abbiamo, infatti, registrato alcun aumento del rischio di recidiva nelle donne che hanno avuto una gravidanza. Ovviamente – precisa il medico – è necessario affrontare la gravidanza dopo un periodo adeguato al termine dei trattamenti oncologici”. I dati sono molto rassicuranti: tra le 150 donne che hanno partorito solo in 13 casi si sono avute complicanze della gravidanza e in 2 casi anomalie congenite. “Queste percentuali – sottolinea Lambertini – sono simili a quelle che si stimano nella popolazione generale e rappresentano un’importante informazione che ora abbiamo a disposizione”.
“Prima dei risultati di questo studio – spiega il medico – alle donne con pregresso carcinoma mammario e portatrici di mutazione BRCA veniva spesso sconsigliata una gravidanza”. Ora i dati raccolti ci permettono di affermare che, al termine delle cure oncologiche e dopo un periodo di osservazione adeguato, le donne con pregresso carcinoma mammario portatrici di mutazione BRCA possono portare a termine con successo una gravidanza. “Restituire questa possibilità alle giovani pazienti – conclude Lucia Del Mastro, responsabile della Breast Unit dell’Ospedale Policlinico San Martino – rappresenta un importante passo avanti in oncologia per rendere la vita dopo la malattia sempre più libera, non solo dal cancro stesso, ma anche dalle sue possibili complicanze”.
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